ANNA FRANK

per un percorso nella storia

GENERE prosa
TECNICA UTILIZZATA attori
DURATA DELLO SPETTACOLO 60 minuti
ATTI uno
AUTORE Serena Fiorio
FONTI “Il diario di Anna Frank”
MUSICHE originali a cura di Amy Kohn
ANNO DI PRODUZIONE 2013
AIUTI SU PIAZZA no
OSCURABILITA’ no
FASCIA D’ETA’ CONSIGLIATA ultimo anno della scuola primaria, scuola secondaria di primo grado
ESIGENZE TECNICHE
Spazio minimo di montaggio: larghezza 6 m, profondità 4 m, altezza 2,5 m
Tempo di montaggio: due ore, con facilità d’accesso per carico e scarico
Tempo di smontaggio: un’ora e trenta
Con luci carico elettrico 3 KW
Può essere realizzato anche in spazi non teatrali
TRAMA
«È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo che può sempre emergere.»
Il Diario di Anna Frank è il racconto della vita di una ragazza ebrea di Amsterdam, costretta nel 1942 a entrare nella clandestinità insieme alla famiglia per sfuggire alle persecuzioni e ai campi di sterminio nazisti. Nel diario da lei tenuto, Anna racconta la vita e le vicende di tutti i giorni, scrivendo le proprie impressioni su quanto le sta accadendo e sulle persone che vivono con lei.
Nell'agosto del 1944 i clandestini vennero scoperti, arrestati e condotti in un campo di concentramento. Ad eccezione del padre di Anna, tutti quanti morirono all'interno dei campi di sterminio nazisti. Anna morirà di tifo a Bergen-Belsen, nel marzo del 1945, poche settimane prima della liberazione dell’Olanda.
Alcuni amici della famiglia Frank riuscirono a salvare gli appunti scritti da Anna all'interno dell'alloggio segreto, consegnandoli poi al padre, che ne curò la pubblicazione avvenuta ad Amsterdam nel 1947, col titolo originale Het Achterhuis (Il retrocasa). Dopo un'accoglienza iniziale piuttosto fredda, a mano a mano che il pubblico veniva a conoscenza dei fatti della Shoah, il libro suscitò un vasto interesse e venne tradotto e pubblicato in più di quaranta paesi. Esso rappresenta indubbiamente un'importante testimonianza delle violenze subite dagli ebrei durante l'occupazione del nazismo, ma al tempo stesso è un toccante invito a riflettere sull’assurdità di ogni guerra.
Anna racconta la paura in ogni sua forma, quella per la guerra, per la clandestinità, per la violenza psicologica subita.
Scrive del terrore che prova nel temere che qualcuno parli e sveli il loro segreto, che qualcuno tradisca la loro fiducia e li faccia arrestare. Scrive del distacco che sente da parte di sua madre, delle solite incomprensioni con il padre, incomprensioni che sono esasperate, poiché la convivenza in un momento così estremo, porta delle conseguenze ancora più invasive e difficili da gestire. E poi racconta la sua paura più grande: quella di morire.
Quando Anna inizia il suo diario, nel giugno 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all'immagine della scuola, dei compagni e di amori piú o meno immaginari, si sostituisce la storia della lunga clandestinità: giornate passate a pelare patate, recitare poesie, leggere, scrivere, litigare, aspettare, temere il peggio. «Vedo noi otto nell'alloggio segreto come se fossimo un pezzetto di cielo azzurro circondati da nubi nere di pioggia», ha il coraggio di scrivere Anna.
Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anna ci consegna l'immagine di una ragazza vera e viva, ironica, passionale, irriverente, animata da un'allegra voglia di vivere, già adulta nelle sue riflessioni.
Nel 2009 l'UNESCO ha inserito il Diario di Anna Frank nell'Elenco delle Memorie del mondo.